Storia

Già nel 1279 la Repubblica di Lucca, nel cui territorio rientravano all'epoca la Grande Valdinievole e la zona del padule di Fucecchio, era costretta ad ordinare la rimozione degli ostacoli sul Canale Usciana che impedivano, oltre ad una migliore navigabilità del canale stesso, il corretto deflusso delle acque.

Purtroppo, nel normale svolgersi degli eventi, l'acqua seguiva il suo naturale percorso, dalle zone più alte alle zone più basse, ed allagava periodicamente i territori dei comuni del Valdarno.

In pieno Rinascimento, sotto la reggenza di Cosimo de' Medici, venne ordinata la chiusura del fiume Usciana allo scopo di realizzare una grande "pesciaia" dove poter ottenere una pesca abbondante, alzando lo scarico in Arno del padule di Fucecchio.

Tutto questo provocò le reazioni di coloro che vedevano sommerse le proprie colture, piante o frutti che fossero; la loro voce fu periodicamente ascoltata se si pensa che fra il 1430 ed il 1550 lo scarico terminale fu abbassato e rialzato almeno cinque volte quasi a voler contentare, a momenti alterni, i contadini della Valdinievole o i pescatori del Valdarno.

La scelta di Cosimo I il grande de' Medici di chiudere definitivamente lo sbocco in Arno del padule ebbe come conseguenza la trasformazione della Valdinievole, ricca di numerosi corsi d'acqua, in una palude acquitrinosa, piena di zanzare ed inevitabile focolaio di febbri malariche.

Soltanto con il granduca Francesco I, fra il 1740 e il 1750, venne riaffrontato il problema con una soluzione alternativa consistente nella creazione del cosiddetto Antifosso di Usciana, un fosso di scolo che alleggeriva sì la portata del canale stesso senza però consentire la completa bonifica delle aree paludose.

Una decisione più risoluta e stabile di quelle precedenti venne presa in conseguenza di una epidemia di malaria molto più forte delle altre; nel 1780 infatti il Granduca Pietro Leopoldo I dei Lorena impose, oltre al naturale deflusso delle acque, il taglio periodico delle erbe palustri.

Pietro Leopoldo pensò anche di coinvolgere direttamente i proprietari della Valdinievole nella progettazione delle operazioni idrauliche e creò, nel 1781, una Deputazione costituita dai rappresentanti delle cinque Imposizioni dei Fiumi della Valdinievole e da altri possidenti; lo scopo era quello di selezionare, programmare ed organizzare le opere proposte dai tecnici e si otteneva anche che i proprietari, in cambio della loro partecipazione attiva, si impegnassero a finanziare le spese.

Nel 1783 lo stesso Pietro Leopoldo, dopo continui ripensamenti, fu costretto a sciogliere la Deputazione per lo scarso contributo economico effettivo dato dai proprietari.

Con il rescritto del 4 Febbraio 1786 il Granduca fondò la nuova Deputazione del Padule di Fucecchio, definita "consorzio idrico" nel senso più moderno del termine, cioè "una istituzione che consentiva agli interessati di provvedere autonomamente, ancorchè sotto la vigilanza dell'autorità pubblica, alla cura di opere loro assegnate".

Comincia così una vera e propria manutenzione di tutta l'area del padule, istituzionalizzata poi nel 1803 con la creazione del "Consorzio coattivo dei proprietari dei terreni del padule di Fucecchio", alla dipendenza diretta del governo Granducale.

Il compito principale del Consorzio fu, fin dall'inizio, la manutenzione dei corsi d'acqua in modo da permettere da una parte la navigabilità di alcune aree dall'altra lo sfruttamento e la coltivazione dei terreni ai fini agricoli. Per dare un'idea di come venisse attuata quest'opera di manutenzione basti ricordare le Cateratte di Ponte a Cappiano volute nel 1824 da Leopoldo II Granduca di Toscana per evitare l'allagamento del padule in caso di piena dell'Arno.

Col passare degli anni il ruolo del Consorzio ha assunto sempre più una maggiore importanza sul territorio fino al riconoscimento con D.M. 23 Marzo 1931 n.822 di consorzio di bonifica e quindi successivamente ente di diritto pubblico ai sensi dell'art. 59 del R.D. 13 febbraio 1933 n. 215.

Dagli anni Settanta in poi, a seguito del passaggio delle competenze della bonifica alle Regioni, si è assistito ad un progressivo ampliamento delle competenze del Consorzio sia in termini di estensione territoriale che di funzioni.

Con deliberazione del Consiglio Regionale n.288 del 22 maggio 1979 al Consorzio vennero affidati i compiti dei disciolti consorzi idraulici esistenti nella Valdinievole (Consorzio idraulico di 3° categoria del fiume Pescia di Pescia, Consorzio idraulico di 3° categoria del fiume Pescia di Collodi, Consorzio idraulico di 3° categoria del Torrente Borra, Consorzio idraulico di 4° categoria del Torrente Nievole etc.).

Successivamente il Consiglio Regionale con delibera n.55 del 5 febbraio 1985 estese il comprensorio del Consorzio alla zona denominata delle Cinque Terre, ricadente nei comuni di Fucecchio, Castelfranco di Sotto, Santa Croce sull'Arno e Santa Maria a Monte.

Successivamente il Consiglio Regionale con deliberazione n.174 del 3 giugno 1997, in attuazione della L.R. Toscana n. 34 del 5 maggio 1994, ha ampliato il comprensorio consortile a tutto il bacino idrografico per una superficie complessiva di Ha.56.980.